domenica 8 agosto 2010

LA DISTRAZIONE

a cura di Daniela Cotimbo




“La vacuità è una pienezza discorde, uno spettrale mondo affollato nel quale l’anima va in esplorazione.”
Henry Miller



Nell’era della dislocazione sensoriale il videoclip musicale risulta essere uno degli strumenti più diretto ed efficace al conseguimento di un’esperienza emotiva piena e coinvolgente.
Lo si può facilmente visualizzare in televisione, su un profilo facebook, attraverso l’immensa rete di proposte offerte dagli utenti di youtube, magari collegandosi dal proprio I-phone. Lo si fruisce velocemente, “distrattamente”, mentre si è per strada, mentre si aspetta l’amico o si è in viaggio. La sua storia e già lunga e ricca di argomentazioni.
In questo contesto effimero e rarefatto, La Distrazione si viene a delineare non come un bug mentale, un momento di mancata coscienza, si innesta piuttosto come possibile evento sensibile, istante catartico in cui esplorare uno spazio destrutturato e libero, contatto diretto con un assoluto intangibile eppur imprescindibile della natura umana.
Testo e musica, magistralmente composti dal cantautore romano Fabio Cinti, accompagnati dalla sua voce delicata e intensa si fondono con le suggestioni visive abilmente evocate da Simone Di Turo attraverso il montaggio e la manipolazione di fotogrammi. Il giovane artista pugliese utilizza carte di giornali, cartoncini e oggetti semplici per animare gli elementi scanditi dalla voce. In tal modo produce un immaginario mnemonico che richiama la dimensione della perduta fanciullezza, luogo d’emotività spontanea e territorio fecondo di creatività attraverso cui riscoprire il senso delle cose che, come recita il testo stesso, oggi viene sempre più confuso con la banalità.
L’accostamento di immagini e musica è sapiente e sincronico, ogni elemento concorre al raggiungimento dell’intensità emotiva, due linguaggi ben definiti e carichi di significazione che non appaiono però ridondanti nel loro rapporto di reciproco supporto al senso. Stratificazioni di suoni e di immagini si (con)fondono come a richiamare le diverse voci della coscienza che in un attimo di distrazione appaiono come fantasmi, sono la nostra storia, ci caratterizzano ma non dicono tutto sulla nostra identità. La linea veloce e sfuggente che appare nel video a definirne i dettagli sembra riecheggiare la voce chiara e rivelatrice di Cinti che ci conduce in questo viaggio nell’alterità.
Un video, una composizione musicale, hanno ontologicamente a che fare con il tempo. Ma in La Distrazione vi è una doppia temporalità, una effettiva ed una evocata. Il tempo a cui si allude è un tempo sospeso, collocabile nella coscienza solo attraverso la memoria e l’affettività, qualcosa che ha a che fare in senso stretto con l’identità.
Sul finale il video perde questo carattere astratto, le immagini diventano più chiare e la voce sembra destarsi dal suo sonno cosciente per tornare nel mondo e (ri)perdersi nell’oceano degli occhi di una sensibilità affine, un’altra anima attraverso cui riflettere la propria.
La Distrazione sembra dunque offrirci uno spunto interessante su come l’espressione artistica sfugga a categorie limitanti e istituzionalizzate per arrivare in maniera più diretta alle coscienze intorpidite e abitudinarie, un viaggio dolce e ipnotico che ci porta alla deriva per poi ricondurci a casa.

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